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Cosa c’è dietro il rallentamento dell’inflazione americana

L’inflazione di fondo è stata inferiore alle attese per il mese di ottobre e dovrebbe moderarsi nel 2023, ma probabilmente il percorso sarà accidentato.

Negli Stati Uniti l’inflazione di ottobre rilevata dall’indice prezzi al consumo (CPI) è stata più bassa di quanto molti osservatori si aspettassero. L’inflazione di fondo, che esclude le componenti più volatili, infatti è cresciuta di appena lo 0,3% su base mensile rispetto allo 0,5% delle stime di consensus. La frenata generale dell’indice dei prezzi al consumo è ascrivibile soprattutto agli sconti anticipati rispetto al consueto periodo dello shopping natalizio, al calo dei prezzi delle automobili usate e a un gradito rallentamento dei prezzi degli affitti.

Invitiamo alla prudenza prima di dichiarare che l’inflazione americana abbia imboccato in via definitiva il percorso di discesa, in quanto sospettiamo che alcune delle categorie che hanno manifestato particolare debolezza ad ottobre avranno una nuova temporanea accelerazione nei mesi a venire, ma il dato di ottobre è stato un segnale positivo che le azioni della banca centrale stanno cominciando a raffreddare l’economia e verosimilmente consolida le basi per un rallentamento del ritmo di rialzo dei tassi ufficiali da parte della Federal Reserve a dicembre. Il rapporto sull’andamento dei prezzi al consumo (indice CPI) di ottobre rafforza inoltre la nostra convinzione che la Fed farà una pausa nel ciclo di rialzo quando i tassi avranno raggiunto l’intervallo del 4,5%–5%, come illustrato nelle nostre ultime Prospettive Cicliche.

Analisi dell’andamento dei prezzi al consumo ad ottobre: automobili, beni al dettaglio, affitti, assicurazioni sanitarie

L’inflazione è stata migliore del previsto nella maggior parte delle categorie. I prezzi dei beni, escluse le componenti volatili, sono scesi dello 0,4% su base mensile, compresi quelli di sottocategorie come le automobili e l’arredamento che tendono a essere più sensibili ai tassi di interesse. Anche nel comparto dei servizi l’inflazione ha rallentato allo 0,5% su base mensile rispetto allo 0,8% di settembre.

La frenata dei prezzi dei beni riflette le nette riduzioni dei prezzi delle auto usate da parte dei concessionari. Scorte più alte e acquisti più fiacchi da parte delle società di noleggio avevano contribuito a cali dei prezzi all’ingrosso nei mesi passati ma solo ad ottobre i concessionari hanno trasferito in modo più completo quelle riduzioni ai consumatori. Benché questa sia una buona notizia per l’inflazione complessiva, crediamo che i prezzi delle auto usate potrebbero subire una nuova temporanea accelerazione nei prossimi mesi in conseguenza dei danni causati dall’uragano Ian, a fronte di una domanda relativamente insensibile al prezzo, prima di tornare a scendere.

Al contempo, gli sconti anticipati rispetto al consueto periodo dello shopping natalizio da parte di diversi importanti operatori hanno contribuito alla generale stabilità dei prezzi al dettaglio, con rilevanti riduzioni nei prezzi dei prodotti per la casa (in particolare l’arredamento che tende a essere sensibile ai tassi di interesse) e dell’abbigliamento. Vista la risalita del rapporto fra scorte e vendite e il calo di altri costi, compresi quelli dei noli e della logistica, ci aspettavamo di vedere a un certo punto degli sconti nei prezzi dei beni, tuttavia ottobre è il primo mese in cui il dato del CPI ha riflesso indubbi cali dei prezzi in tutte queste categorie.

Venendo alla componente dei servizi, gli affitti e l’equivalente dell’affitto per i proprietari di immobili hanno registrato una lieve frenata a ottobre dopo una serie di rilevazioni clamorosamente robuste. Dati alternativi sui prezzi di affitto richiesti negli annunci e sui canoni registrati per le nuove locazioni hanno già mostrato un deciso raffreddamento rispetto a mesi recenti, al pari del mercato immobiliare americano più in generale. Tuttavia, in ragione dei consueti scarti temporali, non ci aspettiamo che questo raffreddamento sarà pienamente riflesso nel dato degli affitti e dell’equivalente dell’affitto per i proprietari di immobili del CPI prima della fine del primo trimestre o l’inizio del secondo trimestre dell’anno venturo. Sino ad allora, prevediamo che l’inflazione per l’equivalente dell’affitto resterà relativamente resiliente.

Infine, a ottobre sono scesi anche i prezzi delle assicurazioni sanitarie e ci attendiamo che questo nuovo andamento contribuirà a un’inflazione più moderata nel comparto sanitario più generale l’anno prossimo. Occorre ricordare che la metodologia che il Bureau of Labor Statistics (o BLS, l’ente che pubblica il CPI) utilizza per le assicurazioni sanitarie si avvale di dati che sono pubblicati solo una volta l’anno e con uno scarto temporale. Il CPI si era mantenuto a livelli più alti per la robustezza dei margini delle assicurazioni sanitarie dovuta alla relativa scarsità di interventi durante la pandemia nel 2020, ma l’effetto di questi dati più vecchi è venuto meno a partire dal report di ottobre.

Implicazioni per le prospettive macroeconomiche

In generale, crediamo che il dato migliore del previsto del CPI di ottobre faccia ben sperare che l’inflazione effettivamente moderi il passo nel 2023 dopo un periodo a livelli elevati dovuti alle sostanziali limitazioni sul lato dell’offerta legate alla pandemia assieme ai cospicui trasferimenti fiscali. Tuttavia, siamo tuttora dell’idea che l’inflazione probabilmente sarà in generale più persistente e si aggirerà al di sopra dell’obiettivo della Fed anche quando effettivamente si modererà. Inoltre, nel breve termine non saremmo sorpresi di vedere una nuova accelerazione temporanea dell’inflazione in quanto la domanda di beni per sostituire quelli danneggiati dall’uragano innalzerà i prezzi in alcune categorie. Un altro aspetto da segnalare è che, benché ci aspettiamo che i prezzi delle assicurazioni sanitarie continueranno a scendere, poiché questo dato non è compreso nel PCE (l’indice dei prezzi americano prediletto dalla Fed per misurare l’inflazione), la distanza fra i due indici che rilevano l’inflazione probabilmente diminuirà col passare del tempo.

Infine, crediamo che le implicazioni della rilevazione del CPI di ottobre non siano universalmente positive per le prospettive economiche. In effetti, l’inflazione sorprendentemente fiacca verosimilmente riflette consumi più deboli e aumento delle pressioni sui margini societari. I margini nel commercio al dettaglio nel complesso hanno tenuto sorprendentemente bene negli ultimi trimestri; tuttavia ci aspettiamo che il calo dei consumi reali tenderà a moderare la capacità degli operatori al dettaglio di mantenere quei margini. Monitoreremo i dati delle vendite al dettaglio e anche quelli delle carte di credito delle principali banche, ma in ogni caso, il dato del CPI di ottobre suggerisce che ci sono rischi di ribasso per i consumi.

Tiffany Wilding è un’economista e contribuisce regolarmente al Blog di PIMCO.

A cura di

Tiffany Wilding

Economista per il Nord America

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