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Analisi settimanale dei mercati

Alla disperata ricerca del vento dominante

La settimana appena trascorsa è stata decisamente intensa, in quanto ben 13 banche centrali hanno annunciato le proprie decisioni di politica monetaria, tra cui Federal Reserve, Banca d'Inghilterra e Banca del Giappone, dopo che la scorsa settimana è stato il turno della Banca Centrale Europea. I risultati sono stati i più disparati: sorprese, pause, rialzi, nonché orientamenti accomodanti o restrittivi, ma alla fine le azioni e le conseguenze delle banche centrali non hanno seguito le tradizionali leggi della fisica, e le curve dei rendimenti si sono mosse all'unisono.

Il tema dominante è stato chiaramente uno: i rendimenti sono aumentati e le curve si sono irripidite, indipendentemente dagli interventi delle banche centrali o dal tono dei loro annunci, con il motto "più alti più a lungo" a fare in definitiva da denominatore comune. Il rendimento dei titoli di Stato americani a 10 anni ha raggiunto il 4,5%, il livello più alto dal 2007, mentre il rendimento biennale ha superato la soglia del 5%. Gli operatori sono sempre più preoccupati dall'eccessiva solidità delle economie e dall'eccessivo surriscaldamento del mercato del lavoro, e temono che l'inflazione possa quindi restare su livelli elevati, tanto più che i prezzi del petrolio sono attualmente in deciso rialzo. Ciò a sua volta impedirebbe alle banche centrali di tagliare i tassi d'interesse e potrebbe mettere a repentaglio lo scenario di soft landing preferito dal mercato. In effetti, il celebre dot plot della Federal Reserve, che indica le aspettative dei membri del FOMC (Federal Open Market Committee) circa il probabile andamento dei tassi d'interesse, prevede ora un ulteriore rialzo nel 2023, mentre per il prossimo anno sono state eliminate le previsioni di due tagli dei tassi, la cui entità si attesterà a soli 50 punti base rispetto ai precedenti 100.

Ai nostri occhi sono evidenti i chiari segnali che preoccupano i mercati, ma la realtà è che vi sono venti che soffiano sia da una parte che dall'altra, e vale la pena prestare attenzione a entrambe le direzioni. In alcuni casi, lo stesso evento può dare origine a diverse interpretazioni sul suo impatto finale, e al momento è ancora difficile stabilire quale potrebbe essere il vento che finirà per dominare; per questo è importante prendere in considerazione tutte e due le rotte.

Alcuni venti sembrano infatti segnalare un raffreddamento, tra cui, negli Stati Uniti, la ripresa dei pagamenti dei prestiti studenteschi e la fine della moratoria fiscale californiana, l'aumento dei prezzi della benzina che penalizza i portafogli dei consumatori, gli scioperi nel settore automobilistico e la minaccia di uno shutdown del governo statunitense che potrebbe rallentare la crescita. Ovviamente al quadro è da aggiungere una politica monetaria sempre più restrittiva che opera lentamente ma inesorabilmente dietro le quinte, che per il momento passa apparentemente inosservata salvo nei settori sensibili ai tassi d'interesse come quello immobiliare.

Attualmente l'attenzione del mercato è concentrata sul fronte dell'"eccessivo surriscaldamento". A scuotere particolarmente i mercati è stato l'ennesimo dato estremamente basso relativo alle richieste settimanali di sussidi alla disoccupazione negli Stati Uniti (il livello più contenuto da gennaio 2023 quando l'economia versava in condizioni di surriscaldamento), unitamente alla notizia che Amazon avrebbe assunto 250.000 lavoratori per la stagione festiva con interessanti pacchetti retributivi (a fronte dei 150.000 dell'anno scorso e dei 200.000 nel 2019). La Russia ha poi annunciato che avrebbe vietato l'esportazione di benzina e diesel dal 21 settembre, il che potrebbe esercitare un impatto significativo sui prezzi alla pompa in un momento in cui la situazione della raffinazione globale risulta già sotto pressione. In effetti, ciò potrebbe comportare un aumento dell'inflazione headline, ripercuotendosi potenzialmente sulle aspettative d'inflazione e in ultima analisi sul dato core, ma al tempo stesso potrebbe avere l'effetto opposto sulla crescita economica, rallentando il consumo di altri beni e servizi; si tratta di una tendenza che è già particolarmente visibile nelle vendite al dettaglio, anche se alcuni indici PMI (Purchasing Managers Index) dei servizi hanno iniziato a scendere in misura significativa. Infine, sul fronte degli scioperi, pur rappresentando una perdita in termini di produzione e di crescita, gli operatori si sono concentrati sul fatto che ciò possa tradursi in pacchetti retributivi generosi, a loro volta in grado di ostacolare il processo di disinflazione e di preoccupare le banche centrali.

Nel PIMCO GIS Dynamic Multi Asset Fund, manteniamo un orientamento prudente alla luce di prospettive complesse e contrastanti, a fronte di valutazioni esigenti sia nell'azionario che nel credito. Sul fronte azionario, ci concentriamo sulla qualità e sui settori che evidenziano una crescita sostenuta grazie ai programmi fiscali. Nel credito, privilegiamo i mutui di agenzie e continuiamo a evitare il segmento high yield. Infine, per quanto riguarda i titoli di Stato, negli Stati Uniti (dove l'attività economica dà prova di maggiore resilienza) privilegiamo i Treasury indicizzati all'inflazione rispetto a quelli nominali, nonché le obbligazioni governative dei paesi la cui sensibilità ai tassi d'interesse continua a essere più elevata, come l'Australia.

Il team di asset allocation


1 U.S. Bureau of Labor Statistics, settembre 2023.

2 Amazon plans to hire 250,000 US workers for holiday season, Reuters.com, 19 settembre 2023.

3 Russia's indefinite ban on diesel exports threatens to aggravate a global shortage, CNBC, 22 settembre 2023.

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