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La tanto esaltata espansione globale sincronizzata del 2017 si è da tempo allontanata nello specchietto retrovisore, in quanto la crescita globale ha raggiunto il suo apice verso la fine dell'anno (cfr. "Crescita al Picco", Prospettive Cicliche, dicembre 2017). Ma oltre a rallentare, nel corso di quest'anno la crescita è diventata più disomogenea a livello regionale. Di conseguenza, nel descrivere l'attuale situazione del mercato si tende a sottolineare la crescente divergenza economica e la differenziazione tra le classi di attivo e al loro interno, due fenomeni che si riscontrano tipicamente nelle fasi avanzate di un'espansione economica. Siamo d'accordo, come sapranno i nostri lettori abituali.

Ma andando oltre le previsioni a brevissimo termine, quali sviluppi si profilano per le economie e per i mercati nel nostro orizzonte ciclico di sei-dodici mesi? Siamo ancora all'"inizio della fine" dell'espansione economica, come abbiamo concluso al nostro Cyclical Forum di marzo, oppure la fine è vicina? Al contrario, vi sono ragioni per nutrire un maggiore ottimismo sulle prospettive di crescita a fronte della riforma fiscale e del solido dinamismo degli utili e del PIL negli Stati Uniti? E la correzione dei mercati emergenti e l'allargamento degli spread nel mercato del credito e nella periferia europea hanno creato opportunità di acquisto?

Decelerazione sincronizzata

Per discutere di queste e altre questioni, i professionisti degli investimenti di PIMCO e molti nostri consulenti senior di fiducia si sono recentemente riuniti a Newport Beach per il Cyclical Forum di settembre. Come hanno osservato fin da subito alcuni partecipanti, negli ultimi mesi si sono manifestati alcuni dei "bruschi risvegli" che erano stati inseriti nel tema di lungo periodo scaturito dal nostro Secular Forum annuale di maggio, tra cui l'intensificazione delle frizioni commerciali tra Cina e Stati Uniti, l'addensarsi del conflitto tra l'UE e il governo populista italiano e, naturalmente, le recenti turbolenze nei mercati emergenti: tutti elementi che avvalorano la nostra enfasi di lungo periodo sulla prudenza e sulla liquidità.

Abbiamo convenuto che questi recenti sviluppi politici e di mercato sono rilevanti per le prospettive cicliche perché hanno comportato un inasprimento delle condizioni finanziarie globali e incrementato le incertezze politiche ed economiche, tutti fattori che potrebbero gravare sulla fiducia di consumatori e imprese in ogni parte del mondo.

"Nel nostro scenario di riferimento ciclico la divergenza economica di quest'anno cederà il passo a una decelerazione più sincronizzata della crescita nel 2019."

In questo contesto e con il venir meno degli effetti dello stimolo fiscale negli Stati Uniti a partire dal prossimo anno, il nostro scenario di riferimento congiunturale prevede che la divergenza economica di quest'anno – con la crescita statunitense in accelerazione e un rallentamento del resto del mondo – cederà il passo a una decelerazione più sincronizzata nel 2019. Nelle nostre previsioni, le tre grandi economie mondiali – Stati Uniti, Eurozona e Cina – dovrebbero registrare nel 2019 un'espansione del PIL inferiore a quella di quest'anno: ancora in crescita, ma più lentamente.

Fed & Co.

Tuttavia, nonostante il rallentamento, l'attività nelle maggiori economie dovrebbe continuare a espandersi a un ritmo superiore a quello tendenziale e quindi assorbire l'eventuale capacità inutilizzata ancora presente nei mercati del lavoro nel corso del nostro orizzonte ciclico. In risposta, ci aspettiamo che le principali banche centrali continuino a rimuovere gradualmente l'accomodamento monetario:

  • Dopo il previsto aumento in settembre della fascia obiettivo del tasso sui Fed Fund al 2,0-2,25%, ci aspettiamo che il Federal Open Market Committee (FOMC) innalzi i tassi ancora tre volte entro la fine del 2019, allineandoli così alla stima media del tasso neutrale di lungo periodo formulata dai propri membri.
  • Al contempo, se è probabile che la Federal Reserve continui a ridimensionare il proprio bilancio nel corso del nostro orizzonte congiunturale, è possibile che il processo si concluda entro la fine del 2019.
  • La Banca Centrale Europea (BCE) dovrebbe porre termine ai propri acquisti di titoli entro la fine dell'anno, ma continuare a reinvestire le obbligazioni in scadenza nel prossimo futuro. Un primo rialzo del tasso sui depositi, che attualmente è pari a -40 punti base (pb), sembra improbabile prima della seconda metà del 2019 e potrebbe essere ulteriormente rinviato se l'inflazione di fondo non registrerà un'accelerazione nella misura attualmente prevista dallo staff della BCE.
  • La Banca del Giappone (BOJ) si atterrà probabilmente alle indicazioni prospettiche "soft" introdotte di recente, che prevedono un livello invariato dei tassi ufficiali – il tasso overnight a -10 pb e il rendimento dei titoli di Stato decennali allo 0% – nel nostro orizzonte congiunturale, ma è ipotizzabile un'ulteriore modifica della politica di controllo della curva dei rendimenti nel corso del prossimo anno, allo scopo di favorire un maggiore irripidimento della curva in modo da sostenere le istituzioni finanziarie giapponesi.

Rischi bidirezionali

Nelle nostre discussioni abbiamo ritenuto che i rischi per il nostro scenario di riferimento, "in crescita, ma più lentamente", fossero generalmente simmetrici, e che nel breve periodo la politica commerciale fosse il principale fattore di svolta in senso positivo o negativo.

  • Le previsioni di base del nostro team macroeconomico incorporano i recenti annunci di una nuova serie di aumenti tariffari tra Stati Uniti e Cina, con i primi intenzionati a imporre dazi su altri USD 200 miliardi di importazioni dalla Cina e quest'ultima pronta a ribattere con dazi su altri USD 60 miliardi di prodotti statunitensi.
  • In uno scenario di guerra commerciale più sfavorevole, in cui gli Stati Uniti introducono dazi su tutte le importazioni dalla Cina e sulle importazioni di auto e componenti da diversi paesi, mentre i partner commerciali reagiscono con misure analoghe e, nel caso della Cina, con un brusco deprezzamento della valuta, ci aspetteremmo un marcato rallentamento della crescita negli Stati Uniti e a livello globale, anche se una recessione vera e propria sarebbe ancora probabilmente evitata.
  • Al contrario, qualora si giungesse alla fine delle ostilità sul fronte degli scambi internazionali, si concludessero accordi commerciali e tutti i dazi di recente introduzione e alcuni di quelli già esistenti venissero ridotti, la crescita globale potrebbe proseguire al ritmo attuale nel nostro orizzonte ciclico.

 

"La politica commerciale è il principale fattore di svolta nel breve periodo."

 

Altri rischi che abbiamo evidenziato e discusso nel corso del forum comprendono l'addensarsi del conflitto in Europa sul populismo italiano e i potenziali rischi al rialzo per gli investimenti delle imprese negli Stati Uniti in risposta alla crescita sostenuta degli utili, alla deregolamentazione e al crescente utilizzo della capacità.

Per il resto, abbiamo convenuto che le prospettive di molte economie emergenti rimangono contrastate per via del rallentamento della crescita del commercio globale, dell'aumento dei tassi d'interesse statunitensi e delle incertezze politiche interne. Inoltre, se la situazione nei mercati emergenti continuasse a deteriorarsi, probabilmente si avrebbero ricadute sugli Stati Uniti attraverso un'eccessiva forza del Dollaro e una crescita più debole del commercio mondiale.

Quinto set senza tie break

Pur avendo riconfermato al forum la nostra tesi di fine ciclo, un partecipante ci ha ricordato che un contesto di questo genere può durare a lungo; nelle sue parole: "Immaginate un quinto set a Wimbledon senza tie break". Può durare, ovviamente, se si evitano gli eccessi e gravi errori di politica economica. Quindi, pur essendo consapevoli dei rischi di una fine anticipata, crediamo che sia troppo presto per correre ai ripari.

In effetti, una recessione il prossimo anno non fa parte del nostro scenario di base, e quindi prevediamo di rimanere nella fase avanzata del ciclo ancora per qualche tempo. Finora non si è verificato alcuno degli squilibri interni che precedono tipicamente le recessioni: consumi eccessivi, investimenti eccessivi, bolla immobiliare o crescita eccessiva dei salari. Tuttavia, molto dipenderà dal fatto che la Fed spinga o meno i tassi nettamente al di sopra del livello neutrale. Come spiegato sopra, la nostra previsione di base è che non lo farà, almeno non il prossimo anno, e che piuttosto si fermerà dopo aver innalzato i tassi al livello pressappoco neutrale del 2,75-3,00% per concludere il ridimensionamento del bilancio alla fine del 2019. Pertanto, pur continuando a reputare abbastanza probabile una recessione nel nostro orizzonte di lungo periodo di tre-cinque anni, una tale eventualità non è ancora visibile nel nostro orizzonte ciclico.

Implicazioni per gli investimenti

Ormai dovrebbe essere chiaro che il nostro scenario di riferimento per le prospettive cicliche è abbastanza favorevole. Tuttavia, in termini di macroeconomia e di mercati, desideriamo prestare molta attenzione all'ampia gamma di rischi che si profilano intorno a tale scenario di base.

Nei prossimi mesi sapremo se la Fed porrà fine al suo ciclo di rialzi dei tassi a un livello vicino alla neutralità o se assisteremo all'avvio di una restrizione monetaria vera e propria negli Stati Uniti. La BCE si unirà all'inasprimento con la prevista fine del quantitative easing e, probabilmente nella seconda metà del 2019, con l'inizio dei rialzi dei tassi di riferimento. La BOJ ha già ridotto notevolmente il volume dei suoi acquisti di titoli di Stato giapponesi e ci aspettiamo ulteriori modifiche del suo regime di targeting della curva dei rendimenti, mirate a ottenere rendimenti più elevati e una curva più ripida.

"La fase avanzata del ciclo può durare a lungo se si evitano gli eccessi e gravi errori di politica economica."

Nonostante il nostro scenario centrale preveda un'economia mondiale "in crescita, ma più lentamente", è possibile che si registrino un'incertezza e una volatilità più marcate a livello macroeconomico. L'inflazione di fondo negli Stati Uniti è destinata a superare il target della Fed in una fase caratterizzata da condizioni tese sul mercato del lavoro. Un'altra fonte di rischio nelle nostre prospettive è data dal populismo che ha preso piede negli Stati Uniti, in Italia e in diversi mercati emergenti di importanza sistemica.

Questa volatilità macroeconomica e di mercato giunge in un momento in cui, in molti mercati, la volatilità è contenuta e le valutazioni sono eque o molto elevate. Anche se il ciclo di crescita potrebbe continuare, ravvisiamo il rischio di un futuro deterioramento delle condizioni di mercato, che potrebbe mettere alla prova la liquidità e la struttura dei mercati, soprattutto di quelli del credito.

Nella costruzione dei nostri portafogli riteniamo ragionevole porre enfasi sulla prudenza e sulla gamma di rischi al di fuori dello scenario di riferimento. Vogliamo mantenere la flessibilità per reagire agli shock positivi e negativi. Come abbiamo affermato nel nostro Secular Outlook di maggio, l'idea di rinunciare a una parte del rendimento del portafoglio in cambio di questa flessibilità – ad esempio, detenendo strumenti a breve termine più liquidi – ci sembra un compromesso ragionevole nel contesto attuale. Punteremo a generare reddito da un'ampia gamma di fonti, senza fare affidamento sul sovrappeso nelle obbligazioni societarie. Non possiamo prevedere con precisione i tempi di una svolta del ciclo del credito, ma possiamo cercare di assicurarci di essere ben preparati per l'evento.

Duration: modesto sottopeso

Siamo convinti che la tesi della Nuova Neutralità, secondo la quale i mercati obbligazionari globali dovrebbero restare ancorati da tassi ufficiali di equilibrio contenuti, rimanga un quadro di riferimento appropriato. Se è vero che il nostro scenario di base prevede un andamento laterale dei mercati globali, riteniamo più probabile un aumento significativo dei rendimenti piuttosto che una loro marcata flessione, e quindi ci aspettiamo di mantenere un modesto sottopeso nel nostro posizionamento di duration.

Il livello dei rendimenti nel Regno Unito è molto basso rispetto al passato e in particolare rispetto agli Stati Uniti. Date le nostre aspettative di un processo ordinato sul fronte della Brexit – nonostante il rischio di notizie sfavorevoli e la presenza di un rischio estremo concreto – riteniamo che sia ragionevole sottopesare la duration britannica. Inoltre, pur mantenendo posizioni molto vicine alla neutralità sulla duration a livello globale, ravvisiamo valide ragioni per sottopesare la duration giapponese, data la probabilità di continui cambiamenti nell'approccio di controllo della curva dei rendimenti adottato dalla BOJ e come copertura contro un aumento inaspettato e significativo dei rendimenti globali che, con un certo ritardo, si rifletterebbe in Giappone.

Irripidimento della curva

La curva degli Stati Uniti appare piatta rispetto alla media storica o ad alcuni altri mercati sviluppati e, malgrado i rischi significativi presenti nelle prospettive, riteniamo che la probabilità di una recessione a stelle e strisce nel corso del prossimo anno sia piuttosto limitata. La fine imminente del ciclo di rialzo dei tassi negli Stati Uniti, la prospettiva di una maggiore volatilità dei mercati – con una minore repressione della volatilità da parte delle banche centrali mondiali – e un certo rischio di rialzo dell'inflazione negli Stati Uniti rafforzano il nostro orientamento strutturale verso posizioni di "curve steepening" nei nostri portafogli, per generare reddito sovrappesando la porzione intermedia della curva. Riteniamo che il posizionamento sulla curva offra un profilo di rischio-rendimento migliore, in termini di benefici di diversificazione, rispetto alle posizioni ampie di duration.

Prudenza sulle obbligazioni societarie

Prevediamo di mantenere un modesto sottopeso sul credito societario, alla luce delle valutazioni piuttosto elevate, delle apprensioni per la liquidità di mercato e delle posizioni affollate a seguito di molti anni di afflussi verso questa classe di attivo. È molto probabile che il credito continui a evidenziare un buon andamento nell'orizzonte ciclico, ma riteniamo prudente operare da una posizione di sottopeso a fronte della liquidità altamente incerta in caso di fuga verso la qualità e del costante deterioramento degli standard di sottoscrizione. Quando il ciclo del credito giungerà a un punto di svolta, vogliamo trovarci in una posizione di forza in quanto fornitori di liquidità e non essere costretti a vendite forzate. Al contempo, desideriamo evitare le obbligazioni investment grade e high yield generiche. Intendiamo invece privilegiare un'ampia gamma di posizioni creditizie a breve scadenza del tipo "mi piego ma non mi spezzo", che dovrebbero registrare performance soddisfacenti anche in un contesto più impegnativo, nonché le migliori idee relative value proposte dal nostro team obbligazionario globale.

Sovrappeso sul credito strutturato

Continuiamo a sovrappesare i titoli ipotecari non-agency e più in generale il credito strutturato: si tratta della nostra posizione a più alta convinzione nel segmento dei prodotti a spread, alla luce delle valutazioni, della natura difensiva delle esposizioni creditizie e del rischio limitato di perdite definitive. Riteniamo inoltre che gli MBS di agenzie presentino quotazioni ragionevoli e costituiscano una buona fonte di reddito.

Valute e mercati emergenti in misura ridotta

Manteniamo un assetto complessivamente neutrale sul Dollaro statunitense rispetto alle valute del G10, per via delle scarse anomalie di valutazione nei mercati e delle nostre aspettative di una crescita più bilanciata nei paesi sviluppati dopo la divergenza del 2018. Intendiamo mantenere modeste posizioni di sovrappeso nelle valute dei mercati emergenti, ma in piccole quantità che riflettano sia le valutazioni interessanti sia la significativa incertezza delle prospettive tra i vari paesi. In aggiunta alla nostra valutazione degli sviluppi politici e di altri rischi idiosincratici a livello nazionale, fattori chiave che potrebbero indurci a esprimere un giudizio più favorevole sulle valute e sui mercati emergenti più in generale sarebbero valutazioni meno onerose e/o indicazioni del fatto che le tensioni commerciali rimarranno contenute e che il ciclo di inasprimento della Fed sta per concludersi.

Prudenza sul credito e sui titoli dei paesi periferici europei

Come delineato nel nostro Secular Outlook, data la crescente incertezza sul ruolo delle banche centrali nel lungo periodo, intendiamo limitare l'esposizione a settori che dipendono in misura significativa dal sostegno delle autorità monetarie. Si è sempre saputo che la fine del quantitative easing della BCE e l'aumento dell'offerta che gli investitori del settore privato dovranno assorbire avrebbero comportato qualche difficoltà. Il fatto che l'Italia sia ora guidata da un governo populista imprevedibile rende il quadro ancora più complesso. Viste le valutazioni, riteniamo opportuno adottare un approccio prudente sull'Italia e su altri paesi periferici europei, nonché sul rischio di credito delle imprese del Vecchio Continente.

Azioni: privilegiare i titoli difensivi ai ciclici

Passando più in generale all'asset allocation, ci aspettiamo che l'inasprimento monetario della Fed, la pressione al rialzo sull'inflazione e l'aumento del protezionismo che caratterizzano l'attuale contesto di fine ciclo pongano un freno all'espansione dei multipli azionari. Questa previsione congiunturale di economie "in crescita, ma più lentamente" suggerisce di ridimensionare le aspettative di rendimento. In questo contesto ha senso assumere un orientamento più difensivo incrementando la qualità del portafoglio, con particolare attenzione alla sostenibilità della crescita e alla riduzione dell'esposizione al beta ciclico. Preferiamo i mercati azionari statunitensi, meno ciclici e più redditizi, a quelli del resto del mondo e, in questa fase del ciclo, privilegiamo le large cap di alta qualità.

Materie prime: un interessante investimento di fine ciclo

Le materie prime come classe di attivo tendono storicamente a registrare i migliori risultati verso la fine di un'espansione economica. L'attività economica robusta e correlata, abbinata ai vincoli dal lato dell'offerta (alcuni dei quali di origine politica), favorisce le prospettive di rendimento, e la generazione di reddito dagli investimenti collateralizzati in materie prime si trova in territorio nettamente positivo per la prima volta dal 2014. Queste prospettive favorevoli non si applicano in maniera uniforme all'intero universo, poiché i vincoli dal lato dell'offerta differiscono a seconda del prodotto. Siamo molto ottimisti sul petrolio in quanto la decisione degli Stati Uniti di ripristinare le sanzioni contro l'Iran eliminerà di fatto qualsiasi capacità inutilizzata residua nei mercati petroliferi globali.

Previsioni economiche regionali

Stati Uniti

In seguito all'espansione prossima al 3% registrata quest'anno, prevediamo che nel 2019 la crescita del PIL reale rallenterà fino ad attestarsi in una forbice del 2-2,5%, inferiore alle stime di consenso, a causa del minore sostegno derivante dallo stimolo fiscale, della continua rimozione dell'accomodamento monetario, del rafforzamento del Dollaro e di un contesto commerciale ed esterno meno favorevole.

Tuttavia, con un'espansione economica ancora superiore al livello potenziale (intorno all'1,8%), l'occupazione dovrebbe crescere in media di circa 150.000 posti di lavoro al mese e il tasso di disoccupazione dovrebbe scendere ulteriormente verso il 3,6%. Ci aspettiamo che l'inflazione di fondo dei prezzi al consumo (pari al 2,2% secondo i dati più recenti) raggiunga un picco del 2,5% circa su base annua in risposta agli effetti ritardati degli aumenti dei dazi per poi tornare a rallentare, dato che le aspettative d'inflazione dovrebbero rimanere ancorate e che la curva (dell'inflazione) di Phillips è piuttosto piatta.

In questo scenario, dopo l'atteso rialzo dei tassi al 2-2,25% effettuato a settembre, prevediamo per la fine del 2019 altri tre ritocchi del tasso sui Fed Fund, che dovrebbe portarsi così in linea con la stima mediana dei membri del FOMC relativa al tasso d'interesse neutrale di lungo periodo, prossimo al 3%.

Riteniamo inoltre possibile che nel corso di quest'anno il Consiglio dei governatori della Fed decida di aumentare il buffer anticiclico di capitale per affrontare i timori relativi alla stabilità finanziaria, il che richiederebbe alle grandi banche di accumulare un margine di capitale aggiuntivo su un periodo di 12 mesi.

Area Euro

Il prossimo anno la crescita del PIL dell'area Euro dovrebbe collocarsi in una forbice compresa tra l'1,5% e il 2,0%, in netto calo rispetto al 2,5% del 2017, ma comunque superiore al livello potenziale. I recenti indici dei responsabili degli acquisti (PMI) segnalano una crescente divergenza all'interno dell'Eurozona, con l'Italia in posizione arretrata. È uno sviluppo che va seguito con attenzione, considerando le inclinazioni euroscettiche del governo anti-establishment, che per il momento sono state messe in disparte.

L'inflazione di fondo dei prezzi al consumo è ferma intorno all'1% ormai da diversi anni, ma prevediamo che il prossimo anno salirà all'1,4%, poiché la disoccupazione continuerà verosimilmente a diminuire, la crescita dei salari ha iniziato ad aumentare, in particolare in Germania, e l'Euro ha smesso di apprezzarsi. Tuttavia, tale dato sarebbe ancora inferiore alle previsioni della BCE e manterrebbe l'inflazione al di sotto dell'obiettivo "inferiore ma prossimo al 2%" dell'istituto di Francoforte.

Nonostante questo, ci aspettiamo che la BCE ponga fine agli acquisti di titoli entro la fine di quest'anno, come già segnalato dalla banca centrale, e riteniamo assai probabile un primo rialzo dei tassi già durante la seconda metà del 2019. Tenendo conto che a nostro avviso la Fed sospenderà gli aumenti dei tassi nel corso del prossimo anno e che potrebbe ultimare il ridimensionamento del suo bilancio entro la fine del 2019, ciò determinerà un'interessante divergenza delle traiettorie di politica monetaria, con implicazioni potenzialmente significative sul piano valutario.

Regno Unito

Prevediamo per il 2019 una crescita del PIL nominale in linea con le stime di consenso, ma ci aspettiamo una ripartizione più favorevole tra crescita del prodotto reale e inflazione.

La nostra previsione di crescita del PIL reale, superiore al consensus e compresa tra l'1,5% e il 2%, si basa sull'aspettativa che i progressi nei negoziati sull'uscita del Regno Unito dall'UE permetteranno di evitare una "hard Brexit". Ciò dovrebbe sostenere la domanda interna nel 2019.

La nostra previsione sull'inflazione, inferiore alle stime di consenso, si basa invece sull'ipotesi che la crescita del CPI scenda nuovamente sotto il target del 2% nel corso del prossimo anno a causa del venir meno delle pressioni sui prezzi all'importazione e del debole andamento dei salari, che manterrà contenuta l'inflazione nel settore dei servizi.

In questo quadro prevediamo uno o due ulteriori rialzi dei tassi da parte della Banca d'Inghilterra nel corso del prossimo anno.

Giappone

Nel 2019 la crescita del PIL reale giapponese dovrebbe restare stabile in una fascia compresa tra l'1% e l'1,5%, sostenuta da condizioni tese sul mercato del lavoro e da una politica fiscale accomodante.

Tuttavia, a fronte di aspettative di inflazione basse e vischiose e di un miglioramento della produttività del lavoro che tiene sotto controllo i costi salariali unitari nonostante l'accelerazione dei salari, l'inflazione di fondo dovrebbe aumentare solo leggermente, portandosi in un intervallo dello 0,5-1%, ben al di sotto dell'ambizioso obiettivo del 2%.

Benché non ci aspettiamo che la Banca del Giappone innalzi i tassi d'interesse ufficiali nel corso del nostro orizzonte congiunturale, prevediamo un'ulteriore riduzione degli acquisti di titoli di Stato giapponesi, con minori acquisti sulle scadenze superiori a 10 anni che dovrebbero contribuire a un ulteriore irripidimento della curva dei rendimenti. Questa mossa sarebbe mirata ad attenuare alcuni degli effetti collaterali negativi del contesto di bassi tassi d'interesse sul settore finanziario.

Cina

La nostra previsione di riferimento per il 2019 – una crescita del PIL reale compresa più o meno a metà tra il 5,5% e il 6,5% – mira a esprimere le significative incertezze sulle prospettive causate dalle tensioni commerciali con gli Stati Uniti e da una politica economica che cerca di realizzare obiettivi parzialmente contrastanti (ad esempio, crescita e occupazione contro stabilità finanziaria e deleveraging). Il nostro scenario di base incorpora solo i recenti annunci di una nuova serie di aumenti tariffari tra Stati Uniti e Cina, senza un'ulteriore escalation. Include inoltre un'espansione fiscale pari a circa l'1% del PIL, incentrata su maggiori investimenti pubblici e su sgravi fiscali per le famiglie.

Al contempo, prevediamo un moderato aumento dell'inflazione al consumo al 2,5% dovuto al rincaro dell'energia e dei prodotti alimentari, e ci aspettiamo che la Banca Popolare Cinese (PBOC), che ha annullato tutte le misure restrittive introdotte nel 2016, mantenga invariati i tassi d'interesse e i coefficienti di riserva obbligatoria nel corso del nostro orizzonte previsionale. Un ulteriore indebolimento della valuta rispetto al Dollaro statunitense sarebbe probabilmente moderato nel nostro scenario di riferimento. Tuttavia, in uno scenario di guerra commerciale in piena regola, ci aspetteremmo un allentamento monetario e un brusco deprezzamento della divisa di circa il 10%.

Cyclical Outlook

Il nostro processo

L'importanza del confronto di idee

Il processo d'investimento distintivo di PIMCO, che coniuga gli approcci top-down e bottom-up, è studiato per promuovere nuove idee e punti di vista differenti. Il nostro Cyclical Forum annuale formula previsioni su un orizzonte di un anno, fornendo un quadro di riferimento per il posizionamento dei portafogli.

Il processo d'investimento di PIMCO

PIMCO ritiene che la performance inizi con la preparazione. Il nostro processo d'investimento ci permette di valutare continuamente l'evoluzione dei rischi e delle opportunità a livello mondiale, con l'obiettivo di offrire ai nostri clienti soluzioni innovative e all'avanguardia.

Nei nostri forum non ci limitiamo a individuare gli eventi che riteniamo probabili, ma miriamo anche a proteggere i portafogli dagli sviluppi che consideriamo improbabili. Strutturando i portafogli per far fronte a scenari diversi dalla nostra previsione di riferimento, ci prepariamo a reagire velocemente a eventi sorprendenti o a turbolenze sui mercati. Riteniamo che un'enfasi rigorosa sui fondamentali a lungo termine fornisca un importante contesto macroeconomico nell'ambito del quale identificare opportunità e rischi e attuare strategie d'investimento a lungo termine.

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L'investimento nel mercato obbligazionario è soggetto a taluni rischi, tra cui il rischio di mercato, di tasso d'interesse, di emittente, di credito, di inflazione e di liquidità. Il valore della maggior parte delle obbligazioni e delle strategie obbligazionarie varia in funzione delle fluttuazioni dei tassi d'interesse. Le obbligazioni e le strategie obbligazionarie con duration più lunga tendono a evidenziare una maggiore sensibilità e volatilità rispetto a quelle con duration più breve. Di norma, i prezzi delle obbligazioni diminuiscono in caso di aumento dei tassi d'interesse e l'attuale contesto di bassi tassi d'interesse fa aumentare tale rischio. Le attuali riduzioni di capacità delle controparti obbligazionarie possono contribuire al calo della liquidità del mercato e all'aumento della volatilità dei prezzi. Al momento del rimborso gli investimenti obbligazionari possono avere un valore superiore o inferiore al costo iniziale. I titoli di Stato sono di norma garantiti dal governo emittente. Gli obblighi delle agenzie federali e delle autorità statunitensi sono sostenuti in varia misura, ma in genere non beneficiano della piena garanzia del governo degli Stati Uniti. I portafogli che investono in tali titoli non sono garantiti e possono subire fluttuazioni di valore. L'investimento in titoli domiciliati all'estero e/o denominati in valute estere può comportare elevati rischi dovuti alle fluttuazioni valutarie, nonché rischi economici e politici che possono risultare più accentuati nei mercati emergenti. I tassi di cambio possono registrare fluttuazioni significative nel breve periodo e possono ridurre i rendimenti di un portafoglio. Gli MBS e gli ABS possono essere sensibili alle fluttuazioni dei tassi d'interesse o esposti al rischio di pagamento anticipato. Sebbene di norma beneficino di garanzie private, pubbliche o emesse da agenzie federali, non è possibile assicurare che i garanti facciano fronte ai loro obblighi. Il valore delle azioni può diminuire a causa delle condizioni di mercato, economiche e industriali sia reali che percepite. Le materie prime sono caratterizzate da un rischio maggiore, in termini di rischio di mercato, politico, regolamentare e connesso ad eventi naturali e possono non essere idonee per tutti gli investitori. I titoli di debito societari sono soggetti al rischio che l'emittente si renda inadempiente sul rimborso del capitale e degli interessi, nonché potenzialmente alla volatilità di prezzo causata da fattori quali la sensibilità ai tassi d'interesse, la percezione del mercato relativa al merito di credito dell'emittente e la liquidità generale del mercato. La diversificazione non garantisce l'assenza di perdite.

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